Πέμπτη 25 Ιουνίου 2015
Intervista di Ev. Venizelos al giornalista Ettore Livin quotidiano de la Repubblica
ATENE. “L’accordo con i creditori è l’unica soluzione possibile. Tsipras non ha un mandato per portare il paese fuori dall’euro. Se lo facesse, ci sarebbe un urgente problema di legittimità democratica”. Evangelis Venizelos, quanto a rapporti con la Troika, sa di cosa parla. E’ stato fino a 15 giorni fa presidente del Pasok, partito che ha governato per 40 anni assieme a Nea Demokratia la Grecia fino a portarla nel 2010 sotto l’ombrello di Bce, Ue e Fmi. Come vicepremier e ministro degli esteri del governo Samaras è il vero architetto del memorandum firmato nel 2012 con le istituzioni. Il 25 gennaio il paese - stremato dall’austerity – ha consegnato il potere a Syriza. E i primi cinque mesi di governo, sostiene, hanno avuto un solo effetto: “Far lievitare il costo per salvare il paese”.
Siamo al rush finale dei negoziati, come vede la situazione?
“Tsipras nelle ultime ore sembrava aver preso una decisione difficile ma obbligatoria e di cui sono contento: tenere la Grecia nel solco della Ue evitando di pilotarla verso un default incontrollato o la Grexit. A pagare il ritorno alla dracma sarebbero i più deboli. Ma siamo arrivati qui pagando un costo altissimo. L’economia si è fermata. A gennaio il Pil 2015 era previsto in crescita del 2.5%. Ora siamo a quota zero se non a rischio recessione. I sacrifici imposti ora dai creditori equivalgono al danno fatto da questi 150 giorni di inutile stallo nei negoziati. In confronto a quelli chiesti al nostro governo a fine 2014 con la mail ad Hardouvelis erano un gioco da ragazzi”.
Il premier però sta lottando per portare a casa la riduzione del debito…
“L’unica soluzione al problema del debito è quella già tracciata da noi nel
2012. Quando abbiamo ristrutturato quello con i creditori privati ridiscutendo il profilo dell’esposizione con le istituzioni. Lo si può fare anche ora. La verità è che Tsipras aveva promesso di stracciare il secondo memorandum e invece in queste ore sta concordando il memorandum 2,5. E tutti sanno che a stretto giro di posta arriverà il numero tre”.
Ce la farà un eventuale compromesso a passare in Parlamento?
“Vedremo. Di sicuro Tsipras avrà difficoltà a venderlo al suo partito e a far approvare in aula le riforme che concorderà. Il suo vero errore è stata la narrativa pre-elettorale: troppe promesse, inclusa quella di presentarsi come un eroe bolivariano pronto a liberare l’Europa dal giogo dell’austerity. La realtà è un’altra cosa”.
E se invece non si arrivasse a un accordo?
“Il corpo elettorale non ha dato un mandato al premier per scontrarsi con l'Europa e nessuno può forzare la volontà del popolo. Se Tsipras si fa intrappolare dalle logiche interne di Syriza e dall’illusione di un conflitto pan-europeo – di cui fatico a capire i contenuti – allora emergerà urgentemente una questione di legittimità democratica. Anche perchè a quel punto l’unica soluzione rimarrebbe un accordo con i creditori ancora più tardivo e ancora più umiliante. L’emergenza ora è portare subito a casa un compromesso ed evitare il baratro. L’opposizione farà la sua parte, Pasok compreso, se il premier sarà sincero. Le divisioni di Syriza? Sono un problema suo”.